archivio Orioles

riccardo orioles <riccardoorioles@libero.it>
tanto per abbaiare
9 febbraio 2004 n. 217
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rudycolongo@libero.it wrote:
< Nel 1988 l'addetto commerciale dell'ambasciata d'Ethiopia a Roma,
tale Menghistu, nella speranza di creare nuovi posti di lavoro, e
portare investitori esteri nel suo paese, contatto' i vertici della
Parmalat di Collecchio, ai quali propose d'investire in Ethiopia. Dopo
brevi incontri, accreditati dall'addetto commerciale, 4 funzionari
della Parmalat si recarono ad Addis Abeba presso il Ministero per gli
Investimenti Stanieri per verificare la fattibilita' e i termini di un
possibile insediamento di Parmalat nel paese.
Dopo 3 mesi il Ministero comunico' che non riteneva interessante
l'investimento prospettato dalla societa'. I funzionari della Parmalat
protestarono, per quello che ritenevano un affronto, con l'addetto
commerciale dell'ambasciata. A questo punto il sig. Menghistu convoco'
la comunita' etiope in Italia per comunicare quanto era accaduto. Il
commento piu' buono che usci' dalla nostra assemblea fu che "quegli
ignoranti del Ministero non si erano resi conto di quanto era
importante un accordo con quel grande gruppo industriale che avrebbe
portato capitali internazionali e occupazione". A distanza di anni ci
siamo sentiti in dovere di scrivere una lettera a quegli stessi
funzionari ministeriali che ci erano sembrati inefficienti per
ringraziarli per la loro lungimiranza nel capire, gia' allora, che la
Parmalat era un bluff >
* * *
Dunque fra tanti grandi banchieri, economisti, giornalisti
specializzati, politici e chi piu' ne ha chi ne metta, l'unico a capire
come stavano le cose e' stato un modesto funzionario etiopico, un
"extracomunitario". L'unico a dire a Tanzi "Spiacente, non mi fido". E
questo all'inizio dell'avventura, quindici anni fa, quando i politici
facevano a gara a fargli la corte e non c'era banchiere o ministro che
non scattasse sull'attenti quando arrivava. Chissa' che fine ha fatto,
quel funzionario. Se riuscite a trovarlo, ditegli di tornare
urgentemente in Italia perche' vogliamo candidarlo come prossimo
ministro dell'economia o, in alternativa, come governatore della Banca
d'Italia.
Ci sentiamo piu' al sicuro con lui.
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Aumentano le vendite Parmalat, o almeno sono aumentate nella fase piu'
drammatica della crisi. Qualcuno sostiene che questo sia dovuto
tout-court a un effetto visibilita': i media, sia pure per i motivi che
sappiamo, hanno veicolano piu' del solito il logo e il pubblico ne e'
stato attratto piu' del normale, beotamente. Non funziona: l'anno
scorso e due anni fa l'effetto parliamone-male c'e' stato anche per
loghi anche piu' grossi (Nestle', MacDonald, Nike) ma cio' non ha
comportato affatto un aumento di vendite; tutt'altro. I marchi
"accusati" dai media hanno subito flessioni di mercato, certo non
catastrofiche ma significative.
Il consumatore, in altre parole, non e' poi cosi' bestia e sa
distinguere abbastanza fra superpresenze nei media positive e negative.
In piu', il latte e' un prodotto di consumo prevedibile e quotidiano,
poco soggetto alle mode e dunque dal mercato "regolare" a meno di
circostanze patologiche (epidemie e simili: le carni o le acque
minerali) che colpiscano il prodotto in se' e non genericamente il
logo. No: in questo caso s'e' verificato semplicemente un divorzio fra
marchio e merce, ormai completamente slegati fra loro e come tali
percepiti dai consumatori. Il prodotto-latte dipende dalla linea di
produzione, dalle filiere ecc; il pubblico si fida - o non si fida di
essa, e cioe' del lavoro piu' o meno credibile dei produttori. Il
marchio-Parmalat dipende invece dalle speculazioni, dalla politica,
dalla maggiore o minor serieta' di un gruppo di persone che, pur
essendo nominalmente al vertice del prodotto, non hanno tuttavia con
esso alcun rapporto reale. Il pubblico, istintivamente, percepisce
tutto questo: e, nel medesimo istante, fa crollare le azioni e
aumentare il venduto. Analogamente e specularmente, cinque anni fa,
avevamo segnalato il caso Boeing in cui una decisione negativa per il
prodotto (licenziare molti lavoratori e dunque rinunciare a commesse di
aerei gia' in corso) aveva avuto un effetto "sorprendentemente"
positivo sulla quotazione di Borsa, dove gli investitori avevano
premiato un management che garantiva immediati risparmi gestionali.
Borsa e mercato, cioe', sono gia' ora (e probabilmente lo sono gia' da
qualche anno) due cose completamente diverse; prodotto e finanza vivono
su due pianeti diversi, senza piu' nulla di strutturale in comune. In
questa situazione, che fine fa - a che cosa serve - il vecchio
"padrone"? Aveva per caso ragione Marx, ci tocca diventare tutti
communisti? Non e' detto; anche perche' il "padrone" di oggi, che puo'
benissimo esistere solo per i nanosecondi necessari a una transazione
elettronica in Borsa, ha ben poco in comune coi padroni del passato.
Provvisoriamente, potremmo sostituirlo con qualcosa che, in attesa di
migliori accertamenti, almeno sicuramente non porti danno. Cosi' per
esempio la Parmalat, visto che non e' il caso di attribuirla a un
Commissario del Popolo, e che lasciarla a dei finanzieri fa danno,
potrebbe subito essere intestata a un imprenditore marziano (se esiste:
ma il particolare non e' influente) o eschimese oppure delle isole
Samoa; oppure a un homeless scelto random a New York o a Milano. Il
ruolo di questo nuovo proprietario sarebbe semplicemente (finche' non
disporremo di una teoria economica postcapitalista e postcommunista) di
non far nulla, di essere assolutamente inattivo, di lasciare la
produzione in santa pace e di lasciar sviluppare senza interferenze il
lavoro di chi fa il prodotto e puo' benissimo farlo - come abbiamo
visto - senza intrallazzi. Il marziano o l'eschimese o l'homeless
avrebbe comunque il diritto di incontrare (ma a titolo del tutto
personale) tutti i politici che vuole e di dare tutte le interviste
megalomani che non mancheranno di chiedergli, servilmente, i soliti
giornalisti.
* * *
A parte questo, qua si comincia a sentire aria di tango.
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Sdollaro. Nel 2000 l'euro era usato nel 21,7 per cento dei prestiti
internazionali: la meta' del dollaro, usato allora nel 46,8 per cento
dei casi. Nel 2001 la percentuale dell'euro e' salita al 27,4 per cento
e quella del dollaro e' scesa al 44,1 per cento. L'anno scorso, l'euro
era al 30,4 e il dollaro al 43,7 per cento. Nel giro di quattro anni la
distanza fra euro e dollaro, nel cuore dell'interscambio
internazionale, e' passata dunque dal venticinque al tredici per cento:
una differenza del genere si e' verificata pochissime volte nel corso
della storia, e sempre in occasione di "passaggio d'impero" con forte
ricaduta sull'economia (da dracma a denario, da sterlina a dollaro,
ecc.). Il rapporto euro-dollaro e' invece abbastanza invariato nel
campo delle transazioni petrolifere, dove il dollaro detiene ancora
l'ottanta per cento delle presenze. E' il settore in cui il mercato e'
maggiormente interferito da decisioni politiche e (come in casi
recenti) militari.
Anche in questo settore, tuttavia, il rapporto euro-dollaro tende a
schiodarsi. Gli analisti del'Opec cominciano infatti a ipotizzare
pubblicamente l'eventualita' di una sostituzione dell'euro al dollaro
nelle esportazioni di greggio verso i paesi europei. La maggior parte
di queste esportazioni provengono dall'area mediorientale, in cui la
liberta' di scelta dei singoli governi non e' esattamente illimitata.
Di maggior liberta' potrebbero tuttavia godere gli esportatori
petroliferi sudamericani ed africani: in Venezuela l'intervento
americano ha potuto estrinsecarsi finora - per la prima volta nel
continente - a livello solo politico e non militare, mentre in Nigeria
la presenza politica europea non e' inferiore a quella americana.
La novita' sostanziale, nel breve periodo, potrebbe pero' venire dalla
Russia, dove il governo ha bruscamente riportato sotto controllo - con
una serie di incriminazioni di comodo dei principali operatori -
l'intero settore petrolifero, che da Eltsin in poi era stato sottoposto
a privatizzazioni selvagge, affidate a esponenti locali ma spesso
nell'interesse di compagnie americane. Nel momento in cui il governo
russo riprende - o si accinge a riprendere - il controllo delle proprie
risorse petrolifere, la prima delle scelte strategiche che gli si
pongono e' quella della valuta - euro o dollaro - da utilizzare per le
transazioni estere. Decidere per l'euro, date le dimensioni
dell'interscambio petrolifero russo, avrebbe un effetto significativo
sulla tenuta internazionale del dollaro e potrebbe scatenare un
effetto-domino fra i produttori minori dell'Opec e forse addirittura
nell'Opec in quanto tale. L'unico elemento ostativo e' la pressione
militare sul nucleo mediorientale dell'Opec (che pero' e' estremamente
costosa) e la pressione politica sul governo russo (che pero' e' sempre
meno scontata).
Il dibattito nella classe dirigente americana - che e' ripreso in
queste settimane, in coincidenza ma non necessariamente a causa della
campagna elettorale - verte esattamente su questi temi. Conviene
mantenere indefinitamente questa pressione militare (nel caso della
Russia, politica) da soli, oppure condividerla con gli alleati-rivali
europei?
Questa pressione e' in se', nel tempo lungo, realistica oppure conviene
cominciare fin d'ora a programmarne l'alleggerimento e il riflusso?
L'euro e' contrastabile solo sul piano politico-militare, oppure e'
possibile rafforzare il dollaro fino a renderlo nuovamente
concorrenziale anche sul piano economico? Quanto costerebbe all'elite,
in termini di ritorno al keysianesimo, un simile obiettivo?
Su tutte queste questioni si votera' a novembre nei seggi, ma si
discute e si vota, gia' nei prossimi mesi, in circoli piu' ristretti.
Teoricamente, i democratici dovrebbero candidare Keynes e i
repubblicani Friedman; ma non e' detto che le candidature, alla fine,
non siano trasversali. L'unica cosa certa, e' che fra l'uno e l'altro
debbono scegliere ora, senno' rischia semplicemente di non esserci piu'
America fra vent'anni.
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Fabbriche. Treviso. Smantellata alla Electrolux la catena di montaggio
robottizata istituita quindici anni fa per ridurre il numero degli
operai. I robot, a quanto pare, si sono dimostrati inadeguati a
sostituire - per attenzione, versatilita' e delicatezza - gli operai
umani, che pero' ormai sono in pensione o esuberati e comunque costano
- secondo i manager - troppo cari. Alla fine, s'e' deciso di spostare
la produzione all'est, e la cosa e' possibile perche' i poveri robot,
per quanto esuberati anche loro, non occuperanno la fabbrica ne' si
rivolgeranno al sindacato.
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Racket. Ancora minacce a Tano Grasso, l'ex commissario antiusura
cacciato da Berlusconi e ora responsabile dei centri antiracket e
antiusura di Roma sud. Ad uno di essi e' stata recapitata una busta
contenente un proiettile. Chi vuole esprimere solidarieta' a Grasso
puo' farlo su http://www.cuntrastamu.org
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Memoria. Dove sono finiti i duecento zingari che avevo lasciato
accampati davanti alla stazione, la settimana scorsa, all'Ostiense? Li
avevano rastrellati dalla Magliana Nuova, per motivi d'igiene, a fine
mese, ma - come a volte succede - s'erano dimenticati di dirgli dove
andare. Cosi' i poveretti - una trentina di famiglie, con un'infinita'
di bambini - s'erano andati a piazzare davanti alla stazione, un po'
per necessita' e un po' per protesta. Lo sgombero era avvenuto
esattamente nel giorno piu' freddo dell'anno, sotto la neve: il 27
gennaio. Il Giorno della Memoria, quello che dovrebbe commemorare
l'Olocausto, nel quale gli zingari furono sterminati esattamente come
gli ebrei.
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Mosca. E' scampata miracolosamente a un attentato esplosivo la
giornalista Elena Trebugova, autrice di un libro ("Storie dal
sottosuolo del Cremino") sugli affari meno noti del presidente Putin.
In corso le indagini: "anarchici insurrezionalisti" o Kgb?
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Mac e dopo-Mac, 1984-2004. Il Computer e' una bestia grossa e
libidinosa, un po' come un transatlantico o una locomotiva. Ha un
centinaio di lucine accendi-e-spegni in successione, un ronzio da
dinosauro abbioccato e un sacerdote apposito, il Tecnico Edp,
interamente votato a Lui. Tu, comune mortale, puoi addirittura
parlargli. Pondera bene prima la domanda, pero'. Poi scrivila sulla
foglia di papiro, mettiti in fila davanti al sacerdote, e quando sara'
il momento prendera' il tuo papiro e lo dara' da ingoiare,
cerimoniosamernte, al computer. Sara' il sacerdote a dirti quando
dovrai tornare per la risposta, e anche a interpretare per te i versi -
i computer non parlano come gli esseri umani.
E' stato con un computer cosi', una parasanga d'anni fa, che siamo
riusciti - la Bestia occupava quasi completamente il pianterreno - a
estrapolare clandestinamente un valzer, di circa venticinque secondi,
all'instituto di fisica di una certa citta'. Gli uomini del Duemila
riusciranno - era il nostro audace pensiero - ad ottenere musichette di
almeno un querto d'ora, e forse ancora di piu'. (non era affatto il
Duemila, a quel tempo. O forse invece si', visto che era il
Sessantotto. Ma questa e' una storia diversa).
Tutto questo per dire che ci volle un bel po' di sessantotto (che
c'entra? Non lo so: pero' c'entra) per fulminare nel cervello d'un paio
di dozzine di ragazzi l'idea che forse il computer poteva essere anche
una cosa piu' alla mano, del genere giradischi e/o televisione. La
storia la conoscete: i due tizi che trafficano circuiti in un garage,
il piu' matto dei due che si vende il volkswagen per finanziare la
ricerca (nel Vw c'era naturalmente l'adesivo make-love-not-war: non
dimenticate questo particolare, perche' e' importante), altri mille
dollari trovati in prestito e... e nasce l'Apple II dei primordi, il
computer cugino del televisore.
E' una bellissima storia americana, fino a questo punto. Naturalmente
nessuno prendeva sul serio Jobs e Wozniak (i nostri due del garage),
anzi non si sapeva nemmeno che esistessero. I computer "veri" (cioe' i
bestioni da mezza tonnellata, quelli col sacedote e tutto il resto)
venivano prodotti dalla Ibm - tutti quelli che esistevano sul pianeta,
meno una cinquantina d'eccezioni. Com'e' come non e', l'Apple II (e i
Commodore, i Sinclair, gli Star, i Texas) sfondano sul mercato per una
stagione. Questo non vuol dire niente, di per se': siamo in America, e
ci vuole un momento per capire, quando sfondi al mercato, se sei i
fratelli Wright o solo l'inventore del Tamagotchi. Comunque l'affare
c'era, e per questi motivi la Ibm (il cui presidente fino a poco prima
sghignazzava selvaggiamente quando gli parlavano di mettersi a vendere
computer piccini) decise di dedicare una sua divisione alla produzione
di questa specie di computer-giocattolo. Siccome avevano un efficiente
ufficio marketing, trovarono anche un nome serio per questa roba - li
chiamarono "personal computer", abbreviato in pc. Dopo di che, il
problema era di trovare un programma per farlo funzionare, il sistema
operativo, come si dice.
Scusa: e non se lo potevano fare loro? Certo che si': ma per tanti
buoni motivi (il principale dei quali, secondo me, era che avevano
troppa puzza al naso) decisero di appaltarlo fuori. Si presentarono
Bill Gates e alcuni altri.
Ora, il problema della Ibm, quanto al computer-giocattolo, era il
seguente: computer-giocattolo si', ma stando attenti a non far
concorrenza ai computer veri. Sui computer veri ci campavano, loro
(immaginate la Fiat che si mette a produrre automobili a energia
solare, impulsi orgonici e pedali: tutto bellissimo, ma a condizione
che non vadano piu' veloci e non consumino di meno della Punto, della
Bravo, della Panda e persino della Duna). Il primo sistema operativo
presentato aveva prestazioni espandibili ed era bestialmente veloce.
Scartato. Il secondo era una scheggia, aveva l'ufometro incorporato e
faceva il caffe'. Scartato. Il terzo era Bill Gates. "Beh, funzionare
funziona. Certo, sopra i 640Kb di memoria non potra' andare mai".
Approvato! E nasce l'Ms-Dos. (break: forse a questo punto vi sara'
venuto il sospetto che sto scrivendo su un Macintosh. Avete indovinato.
Pero'... ).
Allora: L'Ms-Dos 2 deve restare compatibile con l'MsDos 1. L'Ms-Dos 3
deve restare compatibile con l'Ms-Dos 2. E cosi' via: 4, 5, 6, 7,
sempre con gli stessi 640k di limite obbligato. Poi arriva il Windows,
ma deve restare compatibile pure lui: per cui il Windows 3. 1, in
realta', e' un Ms-Dos col parrucchino. Scusa, ma i ragazzi del garage
che diavolo stanno facendo, nel frattempo? Niente. Siccome non hanno
mai visto un dollaro in vita loro, mettono in vendita le loro preziose
macchinette (che nel frattempo sono diventate anche "amichevoli":
mouse, menu' a tendine, interfaccia "fool proof", cioe' a prova di
cretino: ho imparato a usarle pure io) le mettono in vendita, dicevo, a
un prezzo spropositato: ciascuna viene a costare un chiliardo di
dollari, piu' venti conchiglie e sei francobolli. Le macchine della
Ibm, invece, si vendono come il pane: i boss della Ibm, o perche'
machiavellici o perche' coglioni, le lasciano copiare a chi vuole.
Cosi' si mettono a fabbricarle a Cincillao, a Shangrilla', a Singapore:
le vendono a prezzi stracciati (tre tornesi l'una, e un asciugacapelli
in omaggio) e riempiono l'intero pianeta di computer non proprio
straordinari, pero' reali.
Ok? Riepilogo della storia americana: scena prima, l'America inventa
una cosa bella prima di tutti gli altri, grazie alla fantasia e al
Sessantotto; scena seconda, l'America riprende in mano la stessa cosa,
la rende un bel po' meno bella e la semina a macchia d'olio su tutto il
pianeta.
Scena terza, ahime'. Bill Gates, e tutti gli altri Bill Gates che gli
spuntano attorno, come produttore di tecnologia risulta (l'abbiamo
visto) un po' piu' scarso rispetto ad altri. Ma e' un produttore di
tecnologia, non un "padrone". L'idea va un po' meno veloce ma insomma,
seddiovuole cammina. Una volta entrato nel mercato, pero', l'incrocio
fra tecnologia opportunamente "castrata" e autoconservazione del
"padrone" (ti offendi se uso questa parola? in caso, chiamalo "soggetto
economico permanente") comincia a fare danno davvero. Windows 95, per
esempio, e' molto meglio - come fuzionamento - rispetto a Windows 3. 1.
Pero' il gap tecnologico e soprattutto culturale fra l'uno e l'altro
e', concettualmente, molto minore, di quello che che c'e' fra il Dio
Computer di cui parlavamo all'inizio e il computer-televisore. In altre
parole, fra l'ottantatre' e l'ottantaquattro il cervello umano ha
lavorato un casino, sull'argomento computer, ed ha scoperto l'America.
Fra il novantatre' e il novantaquattro, invece, ha lavorato di meno, e
ha scoperto l'isola di Linosa. Ci arriva, naturalmente, in traghetto
superattrezzato e con l'aria condizionata a bordo, mentre in America
c'era arrivata in piroga. Ma in termini di percorso proporzionale, ha
coperto una distanza molto inferiore. Alla fine degli anni Ottanta, un
programma per computer veramente nuovo (che affrontava cioe' problemi
nuovi e li risolveva con nuovi approcci) usciva ogni tre mesi, e lo
faceva tipicamente un ragazzino che poi o diventava ricco sfondato o si
vendeva la scoperta per un po' di fumo. Adesso, quasi tutti i programmi
che sto usando negli ultimi tre anni sono semplicemente approfondimenti
e abbellimenti di roba che gia' c'era.
Ma, e Netscape, e Internet? Vi sembrera' strano, ma io penso che l'80
per cento della strada - sicuramente sul piano concettuale, e
parzialmente anche sul piano tecnologico - risale a una decina di anni
fa. Quello che e' arrivato adesso, e' che hanno imparato a venderlo
meglio. Avete presente l'automobile? Ha fatto quasi tutti i suoi
progressi nei primi vent'anni. La macchina su cui vai adesso, nei suoi
principi essenziali, funziona esattamente come cento anni fa. Motore a
scoppio. In piu', da una dozzina d'anni, ha l'elettronica. "In piu'",
in questo caso, significa proprio "in piu'". Puoi mettere tutta
l'elettronica che vuoi su un'automobile, ti portera' a casa
automaticamente e ti cantera' nel frattempo Yellow Submarine. Quello
che non potrai impedirle sara' di avere un rendimento termico
ridicolmente basso e d'inquinarti il pianeta. Questo significa che devi
porti seriamente il problema di bombardare i cinesi (o gli aborigeni
delle Figi, o gl'iracheni) prima che si mettano in testa d'avere
l'automobile pure loro: perche' se ci riescono, e la tecnologia e'
sempre quella (redditizia ma centenaria) della macchina-a-puzza, tocca
cambia' pianeta.
Bene, alla fine il governo americano ha fatto giustizia, ha bloccato
Gates e tutto il resto... Certamente. I governi servono per l'appunto
per fare giustizia e per impedire agli avidi speculatori di arricchirsi
alle spalle della poveraggente - come ben sappiamo in Italia.
Se avessi tempo e tu non fossi cosi' ormai cosi' scocciato ti
racconterei che un ragazzino finlandese, certo Linus Qualcosensenn,
qualche anno fa ha inventato un sistema operativo molto migliore di
Windows (e di Mac) e che questo sistema, chiamato Linux, viene
sviluppato *gratis* da alcune decine di migliaia di volontari in Rete,
e che il server attraverso cui ricevi questo articolo probabilmente sta
usando proprio Linux, in questo preciso momento. Come se un gruppo di
ingegneri della Fiat anni sessanta si fosse messo in proprio e fosse
riuscito a fare una Seicento che fa centosettantacinque all'ora, va ad
acqua e non costa niente. Ma sono davvero stanco, e tu lo sei piu' di
me, a questo punto. Magari se ne parla una prossima volta, la volta che
si parla di mafia e di politica.
Oh, ma ce la devi proprio infilare dappertutto, la politica? E che
c'entra la mafia con tutto questo?
Piu' di quanto non pensi. Un computer puo' essere usato per calcolare
traiettorie balistiche, per fregarti i soldi (ogni tanto in America
qualcuno prende il fucile e va a discutere coi gestori delle "borse
informatiche"), per rincretinirti in varie maniere e persino per
scrivere a duecento persone che "Andreotti parlava coi mafiosi". Oppure
per conoscere te, proprio te la' la' in fondo con quegli occhioni
azzurri.
Se invece di sviluppare i Gates fossimo riusciti a sviluppare
*fisiologicamente* la tecnologia, a quest'ora io avrei fra le dita un
computer in grado di farti un bellissimo sorriso, di invitarti a cena
stasera (a spese del computer) e di sussurrarti bellissime parole
d'amore mentre sullo sfondo Sam (sempre il computer) strimpella "As time
goes by". E invece no, cazzo: allo stato attuale della tecnologia
gatesiana il computer puo' fare solo una piccolissima cosa di tutto
questo, e soprattutto non puo' determinare se tu sei proprio una
bellissima ragazza dagli occhi azzurri e non invece un vecchio coglione
di cinquant'anni (e' vero che non puo' determinarti se lo sono io, un bel
ragazzo: ma questo e' tutto un altro discorso). Cosi', che posso fare?
Salutarti, ringraziarti per avermi fatto compagnia e arrivederci alla
prossima volta, indipendentemente dal fatto che tu sia una ragazza di
vent'anni o un vecchio di cinquanta. Che ingiustizia, maledetto Gates.
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riccardo.guido@libero.it wrote:
<Quei ferrovieri non sono stati licenziati solo per aver parlato coi
giornalisti, ma per averlo fatto all'interno della cabina di guida di
un treno con sopra viaggatori, fermandosi dentro una galleria per far
vedere i punti piu' pericolosi e fermandosi due volte lontani dalle
stazioni per far salire e scendere la troupe di Report. A me dispiace
che per denunciare una carenza nella sicurezza qualcuno possa rischiare
di perdere il posto. Ma mi dispiacerebbe anche se ogni ferroviere si
potesse permettere di fermare i treni dove e quando gli pare perche'
pensa che sia piu' giusto cosi'. Per cui se il prossimo ministro sara'
di sinistra, fosse pure Bertinotti, credo che confermerebbe quei
licenziamenti. Per lo stesso motivo per cui non si possono approvare i
black block >
________________________________________
Prospero Biotti wrote:
< Arrabbiati di meno e concludi di piu' >
________________________________________
Simonmattia wrote:
< Un'inchiesta di Forbes ha svelato che l'azienda piu' longeva del
mondo e' una cooperativa svedese che esiste fin dal Seicento e che non
si e' mai posta come fine la crescita dei profitti ma semplicemente la
propria sopravvivenza, tramite la creazione di occasioni di lavoro per
i soci. La cooperativa ha cambiato piu' volte area di businness, come
si direbbe oggi, passando dall'estrazione del ferro, allo sfruttamento
del legname, fino alla pesca e alla conservazione del pesce, ma e'
sempre rimasta in salute e attiva. Per quattro secoli. Le aziende che
si pongono come fine la crescita del profitto, sempre secondo
l'autorevole rivista americana, hanno invece un ciclo vitale simile a
quello degli organismi viventi: dopo un po' avvizziscono e muoiono >
________________________________________
Catullo<nugae@liber.rm> wrote:

< Odio ed amo. Chiedi perche'. Non so.
Mi succede, e ne muoio. Questo so. >

* * *

< Quanti baci ci vogliono mi chiedi,
Lesbia mia, per averne abbastanza.
Quanti i punti di sabbia sulla riva
di Libia, in tutto il regno di Cirene
giu' dal deserto oracolo di Giove
fino alle tombe antiche dei faraoni -
Quante le stelle che in silenzio, in cielo,
spiano di notte i sogni degli amanti -
Con tanti baci tu dovrai baciare
Catullo tuo se vuoi che sia abbastanza:
tanti da non poterli contare tutti i curiosi
tanti da non poterli invidiare tutti gl'invidiosi. >
________________________________________

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