archivio Orioles


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riccardo orioles <riccardoorioles@libero.it>
La Catena di San Libero
11 maggio 2004 n. 230
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Washington. Dal nostro inviato Vittorio Zucconi. "Praticamente un
ultimatum" e' il commento di tutti dopo la conferenza-stampa di ieri
sera alla Casa Bianca. "Le torture con cui i governanti dell'Iraq
s'illudono di mantenere il potere a Bagdad - ha dichiarato il
presidente - sono ormai documentate oltre ogni dubbio. Come anche gli
episodi, almeno tre, in cui i militari del regime hanno aperto
indiscriminatamente il fuoco sulla folla.
"Mr President - ha chiesto un inviato - cosa puo' dirci sulla questione
delle armi di distruzione di massa?".
"Abbiamo prove inconfutabili secondo cui armamenti nucleari sono stati
dislocati sia nella regione irakena che nei paesi confinanti, a
cominciare dal Kuwait e dall'Arabia Saudita fino alla Palestina. Essi
sono un pericolo per l'intera umanita'. Non bisogna dimenticare che il
governo che in questo momento dispone dell'Iraq non ha mai voluto
aderire ai tratatti internazionali contro le armi chimiche e
batterologiche e ha platealmente denunciato tutta una serie di trattati
che limitavano gli armamenti nucleari".
"Cosa puo' dirci delle voci di trattative col numero due del regime,
l'ex capo delle forze armate Colin?".
"E' fuori gioco da molto tempo, e noi riteniamo che le sue aperture
siano piu' che altro un pretesto per prendere tempo. Del resto, che
trattative possono esserci con un regime che ancora pochi giorni fa si
e' pervicacemente rifiutato di concedere le libere elezioni richieste
da tutte le componenti religiose e laiche del paese?".
"Ma il segretario delle Nazioni Unite ha detto...".
"Non possiamo aspettare le Nazioni Unite: ogni indugio equivarrebbe a
una complicita' nei confronti di un regime che dichiara apertamente di
non voler tenere in alcuna considerazione le leggi internazionali
universalmente riconosciute e la stessa autorita' delle Nazioni Unite.
Difenderemo la sicurezza della nazione anche con le sole nostre forze.
Porremo fine alle torture e al terrorismo, porteremo la democrazia nel
Medio Oriente, non ci lasceremo intimorire dai nemici dei diritti umani
e della liberta'".
Dure ed esplicite, le dichiarazioni della Casa Bianca non hanno destato
grande entusiasmo in Europa (a parte l'"adesione incondizionata a
questa guerra santa per la civilta'" del leader italiano Berlusconi e
il "favorevole nel complesso" di Tony Blair) ma hanno fatto balzare al
62,5 per cento la popolarita' del presidente. Del resto basta girare un
po' per le strade, parlare con la gente comune, per capire come il
discorso presidenziale abbia toccato stavolta corde profonde. "Con quei
bastardi bisogna farla finita - ci ha detto senza esitare il tassista
che ci accompagnava all'aeroporto - Io ho sempre votato democratico, ma
stavolta bisogna fare come dice lui. Sara' un figlio di puttana,
d'accordo, sara' al potere grazie ai suoi parenti, avra' rubato sul
petrolio e tutto il resto, ma e' uno con le palle, il presidente
Hussein, e' il nostro presidente". E ancora una volta niente sembra
arrestare l'ascesa del candidato favorito alla presidenza degli Stati
Uniti, l'inaffondabile Saddam "Dabbliu'" Hussein.
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Informazione. Alla fine del '99 numerose voci, raccolte fra gli
emigranti, parlavano di abusi nel "centro di accoglienza temporanea" di
via Corelli a Milano, ermeticamente (e illegalmente) chiuso a qualsiasi
ispezione sia di giornalisti che di parlamentari. Un giornalista del
Corriere, Fabrizio Gatti, decise di fingersi extracomunitario, entrare
nel centro e svolgervi un'inchiesta, che usci' il 6, 7 e 8 febbraio
2000 ed ebbe un'impatto tale da costringere le autorita', nel giro d'un
mese, a chiudere il centro. Durante l'inchiesta, il giornalista
"estracomunitario" aveva subito la sua parte di soprusi: spogliato,
perquisito dappertutto senza avvocato e preso a ceffoni. Adesso e'
stato condannato da un tribunale della Lombardia per "avere dato false
generalita'" ai poliziotti di guardia al centro.
(Pochi giorni fa, nel lontano Iraq, un altro giornalista coscienzioso -
Attilio Bolzoni - e' stato invece messo sotto inchiesta dalla polizia
militare italiana per aver *cercato*, mediante richiesta ufficiale di
documenti, di procurarsi informazioni sul comportamento delle truppe
italiane sul posto).
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Rai. L'amore e' quella cosa che ti fa battere piu' forte il cuore.
L'amicizia e' una delle cose piu' importanti della vita. I prepotenti
prima o poi la pagano. E cosi' via. Ciascuno di questi originali
concetti, allargato a centosessanta pagine di un apposito libro, ha
fruttato al "sociologo" Alberoni la palma di autore piu' soporifero e
banale dell'intera letteratura italiana dal Ritmo Laurenziano in poi.
Eliminata, dopo il garbato dibattito ("ti prendo a calci in culo")
propedeutico, l'Annunziata, all'Alberoni e' toccato presiedere, sia
pure pro-tempore, i vertici aziendali della Rai. Semplicemente
meraviglioso.
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(Poiche' il Banale e' prolifico, c'e' pure un'alberonessa che, sulla
scia del consorte, non ha mancato di contribuire con qualche volume
analogo ai Baci Perugina. Mi aspetto, se non c'e' gia', di ritrovarla
in pompa magna alla Rai, assieme alla segretaria di Berlusconi, al
direttore della Padania e all'altra fauna congiunta. Ma perche' tener
fuori la Vanna Marchi, a questo punto?).
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Noi come individui siamo sotto la dittatura di noi come massa.
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Titolo. "Sopravvivera' l'America fino al 2014?".
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Muri di Roma. "Oggi 11-3-94 mi sono fitanzata con Valerio"
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Difesa della famiglia. La cattolica Sicilia e' all'ultimo posto in
Italia in termini di ricchezza familiare. La miscredente Emilia-Romagna
e' al primo.
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Torture. Su istanza della Lega, il nome di Piazza Beccaria e' stato
cambiato e ora si chiama Piazza Generalessa Karpinski.
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Dilemma. Repubblicani o democratici, Karpinski o Lewinski?
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Stato sovietico. Meno male che in Italia non c'e' il communismo. Col
communismo tutte le aziende sono pubbliche e dipendono dal buon
comportamento del governo. Un ministro viene sorpreso con uno
spacciatore di coca? Immediatamente il suo ministero (poniamo, quello
dell'economia) smette praticamente di funzionare. Un altro ministro
viene colto a dire "La compagnia aerea popolare e' un cesso!" e
immediatamente la linea aerea, abbandonata da tutti, e' costretta a
mettersi gli aerei all'asta. Il popolo tumultua? Immediatamente il
presidente del Soviet annuncia: "domani leveremo tutte le tasse!" e se
ne va a letto tranquillo. (Della faccenda degli aerei, c'e' il filmato:
si vede il ministro suddetto, con cappottone colbacco e tutto, che
annuncia: "Fuorse duopoduomani chiudiamo l'Aeroflot e chi s'e' visto
s'e' visto!": alcuni secondi dopo si vede un Ilyushin-47 cominciare a
piegare le ali, accartocciarsi gli alettoni, sgonfiarsi le gomme del
carrello e adagiarsi delicatamente sul prato.
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Giordania. Il governo imprigiona le donne minacciate per motivi
d'"onore" e non dei parenti maschi che le minacciano: questi ultimi,
quando arrivano a uccidere le congiunte "disonorate", ricevono pene
minime grazie all'attenuante dello "stato di furia" derivante da un
"atto illegale o pericoloso" da parte della vittima. La denuncia e' di
un rapporto di Human Rights Watch, che precisa come quest'anno almeno
quattro donne siano gia' state uccise in questo modo; le piu' fortunate
vengono mandate in carcere "per difendere la loro stessa sicurezza" e
vi rimangono finche' un parente maschio non garantisca per loro. Nella
cultura giordana costituiscono violazioni all'"onore" parlare con
uomini sconosciuti, sposarsi senza l'approvazione della famiglia, avere
rapporti pre-matrimoniali o una gravidanza fuori dal matrimonio.
Esattamente come nella cultura siciliana fino agli anni Sessanta, in
ossequio alla quale nel codice penale italiano fino a quarant'anni fa
era prevista - come in Giordania - l'attenuante del "delitto d'onore".

Info: eco_fabiocchi@tin.it
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Italia. Il governo italiano, dopo circa sessant'anni, ha annunciato che
verranno versati gli emolumenti arretrati (in caso di premorienza, agli
eredi) ai membri delle forze armate dell'Impero: ascari dell'Eritrea,
zaptie' libici, buluc-basci somali, tutti i soldati insomma delle varie
colonie che venivano reclutati, per denaro, sul posto e poi mandati a
combattere per conquistare altre colonie da qualche altra parte. Si
teme, diversamente facendo, di alimentare un clima di sfiducia verso il
sano mestiere di mercenario, di cui invece c'e' tanto drammatico e
attualissimo bisogno.
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Parole. Patria, country, gente, people; monde.
In italiano e in tedesco (terra dei padri, Vaterland) la patria e' una
grande famiglia autoritaria (prende il nome dai padri, non dai ragazzi
o dalle donne) e solenne, un po' intimidente; appartiene ad altri, piu'
"grandi" e piu' legittimati di noi; possiamo darle qualcosa, ma non
essere lei: si guarda dal basso in su.
In inglese, "the country" e' semplicemente un territorio (anzi,
idealmente, una campagna) in cui viviamo insieme: ha un che di
quotidiano e dimesso; possiamo abitarci, andarci a lavorare,
passeggiarci; non e' possibile irrigidirla in monumenti ne' usarla
hegelianamente; la country va e viene come tutti gli altri soggetti del
paesaggio e sfuma nostalgicamente nel tempo. Produce emozioni (dimesse)
solo in quanto contiene occasionali e concreti esseri umani; e anche
fiori, scogliere, colline, cavalli, cani: "quei" fiori, "quelle"
scogliere, "quelle" colline, non abitate da alcun dio ma banalmente
riempite dai ricordi nostri.
Mentre la patria e' abitata da un Popolo (nei giorni solenni: ma in
tutti gli altri dalla gente), la country e' percorsa da un people
minuscolo che vive le sue faccende dimessamente: la stessa parola
rappresenta la gente che spettegola, vive, ama, prende il metro' ogni
giorno e il Popolo cui si fa appello in tempo di guerra. "We, the
people of the united states" e' assolutamente intraducibile in
italiano: esattamente come un americano non capira' mai del tutto come
"alla gente" quest'anno possano piacere i capelli corti e Berlusconi.
(Sul termine italiano - e solo italiano - "gente" ci sarebbe da
chiacchierare, se ne avessimo il tempo: "gens", in lingua originaria,
e' un concetto molto limitato, appena un tantino piu' grande della
famiglia; ed ha avuto fortuna; "populus" - res publica, publicus, ecc.
- invece e' il concetto del collettivo puro, del "tutti insieme", ed e'
stato tranquillamente esiliato nei manifesti murali e nei discorsi dei
professori).
I tedeschi hanno un Volk, che ancora fa paura: e' un Popolo piu' corto,
piu' secco e piu' utilizzabile senza arrotondare la bocca.
E in Francia? In Francia, vale a dire in Europa, se le venticinque o
mille persone piu' vicine a me agiscono o ragionano o parlano in una
determinata maniera, sara' "le monde" o "tout le monde" o almeno un
impersonale e onnicomprensivo "on" a fare, ragionare o pensare in
quella determinata maniera: il postulato e' che queste venticinque o
mille persone - moi compreso - si trovano esattamente al centro
dell'universo civile e dunque non e' razionalmente concepibile, nel
monde, un'azione o un pensiero differente. La citta', in altre parole,
e' il mondo. Ed e' la visione dei greci, sostanzialmente, con l'unica
differenza che anziche' una sola Parigi essi ne vivevano decine, ognuna
- per quanto piccola - in se' completa. "Politica" e' l'arte di vivere
insieme nella citta' ed e', naturalmente, una parola greca.
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Sono stati due i genocidi, almeno due. Uno fu l'Olocausto, scientifico
e concentrato in pochi anni. L'altro, quello del Nuovo Mondo, ha
richiesto due secoli - non c'era ancora un Hitler, ne' come tecnologia
ne' come cultura - per andare a buon fine. Entrambi fanno parte di noi,
entrambi c'insegnano qualcosa. Entrambi sono le tentazioni costanti
della nostra parte malata.
Dei due, in questo momento, il piu' pericoloso e attuale e' il secondo.
Spingere indietro, escludere, colonizzare. Avere una fase eroica, di
rischi affrontati insieme, disciplinarsi fermamente, tener testa ai
selvaggi, senza paura. E in premio di questo coraggio, alla fine, una
famigliola felice che tranquillamente semina la terra (adesso sua)
rimuovendo le ossa che affiorano, ultimo involontario lascito di altri
esseri umani. Il genocidio riuscito, insomma.
La nostra bella civilta' - "bella" senza ironia; quasi con tenerezza -
si basa anche su questo. Non rimuoviamo questo fatto. E non
ripetiamolo, soprattutto.
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Gli amici politici. Falene attorno alla lampada del potere.
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Salvo wrote:
< Avrete sentito le dichiarazioni di Andreotti circa la dipartita di
don Tano Seduto? Una vera e propria confessione. Ha detto di non aver
mai incontrato Badalamenti in questa vita ma di ritenere possibile un
incontro nell'altra. L'Andreotti sagace, quello che va alle comunioni e
mai ai funerali (soprattutto delle vittime di mafia), avrebbe risposto:
"E' morto Badalamenti? Che vuole che le dica, in questa vita non l'ho
mai incontrato e non credo d'incontrarlo neppure nell'altra perche'
sono destinato a un luogo diverso dal suo". Decisamente ha perso smalto
e ora abbiamo la certezza che Belzebu' andra' nello stesso posto di don
Tano Seduto e finalmente giustizia sara' fatta >
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giovanni.colombo@fastwebnet.it wrote:
< Come ulivista della prima ora (febbraio 1995), alle prossime europee
non potro' non votare "Uniti nell'Ulivo". Da tempo anch'io auspicavo la
convergenza in un unico contenitore di storie e identita' diverse.
Detto questo, mi sento libero di affermare che la saga delle
candidature si e' conclusa malamente. Quasi che l'impopolarita'
dell'attuale maggioranza e le promesse dei sondaggi abbiano prodotto
nei vertici di ds e margherita un soprassalto di superficialita' e di
spregio verso le attese della base. Doveva essere questa l'occasione
per marcare la nostra diversita' rispetto al pattume del centrodestra,
soddisfando le aspettative di rinnovamento, moralita', competenza
nutrite dagli elettori, portando a Strasburgo una squadra da scudetto.
Invece le liste sono state blindate per garantire l'elezione sicura ai
capilista contrattati dalle segreterie nazionali. Sono stati esclusi,
con studiato accanimento, gli outsider che potevano provocare qualche
sopresa, si e' preferito inserire personaggi molto modesti e farcire il
tutto con una buona dose di transfughi del centrodestra (ma come si fa
a presentare nel Nord-Ovest, in un colpo solo, Marco Formentini e
Vittorio Dotti? E chi sara' mai questo siciliano Latteri Ferdinando che
in meno di 24 ore e' riuscito a passare da Forza Italia alla
candidatura?). Quello dell'elettore e' un compito nobile, ma spesso
arduo. Il 13 giugno purtroppo non potremo cantare. Niente "La canzone
popolare", niente "Una vita da mediano", niente "Inno alla gioia".
Andremo in cabina mogi mogi. Per dovere, soltanto per dovere >
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Tito wrote:
< "L'Italia e' piena di patrioti in Svizzera...". Noi italiani in
Svizzera vivremmo in Italia se ci trovassimo lavoro, veniamo in vacanza
e in seconda e terza generazione storpiamo l'Italiano rimescolandolo
tra veneto e calabrese, siciliano e abbruzzese, svizzerotedesco e
francese, ma ci aggrappiamo all'italiano come ad un'identita' e lo
continuamo a parlare a costo di sforzi immensi, di generazione in
generazione. Ma dell'Italia abbiamo un'idea precisa, sole,
disoccupazione, mare, mafia, Ferrari, abusivismo, pallone, parenti
lontani, mangiare e pazienza, tanta pazienza che si mischia all'odio
per la pioggia, la neve, per il destino che abbiamo avuto a starcene
altrove e per chi non ci ha dato lavoro o per chi ce l'ha fregato,
gente piccola, un capomastro, l'appaltatore, l'azienda, andare via non
e' stato un gesto di patriottismo e' stata una necessita', e' molto
piu' patriota chi dall'Italia si ricorda di noi >
* * *
Io veramente mi riferivo a quei signori che prendono la cittadinanza
svizzera (o, come nel caso della Fallaci, americana) per non pagare le
tasse in Italia.
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Alberto Martano wrote:
< Ho scritto ai direttori di tg1, tg2, e tg5 (agli altri mi pareva
inutile scrivere), questa mail: Caro direttore, sono un ragazzo di 25
anni e abito a Chieri vicino a Torino. Sono stupito e un po'
preoccupato per il fatto che il suo telegiornale, come del resto gli
altri maggiori telegiornali nazionali, abbia trascurato una notizia a
mio avviso molto importante e meritevole di attenzione. Il 5 aprile
infatti si e' aperta a Palermo la requisitoria del processo Dell'Utri.
Spero che sia solo una svista e non una scelta editoriale e mi auguro
che in seguito possiate raccontare il maniera obiettiva il processo, le
tesi dell'accusa e le ragioni dei difensori, tenendo la popolazione
italiana informata di un fatto cosi' importante e dando spazio ai fatti
piu' che alle opinioni >
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Toti wrote:
< Riguardo alla Difesa della Razza n.2, e alle preoccupazioni indebite
di Samuel Hungtington, bisognerebbe rassicurare i lettori sulla loro
totale infondatezza, in quanto "un'organizzazione nazionale che
promuova l'interesse dei bianchi" gia' esiste in America sin dal
lontanto 1492. Da allora e' in miglioramento costante, nonostante
apparenze contrarie. Di recente, poi, ascende a picco. Posso provarlo
con esperienza quotidiana, possiamo provarlo in molti >
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Adriano wrote:
< In quanto ennese mi ritengo molto indignato dei toni sul politico che
parla di appalti con i boss, soprattutto perche' non si fa nessun
riferimento alla vergognosa tenuta di posizione del presidente della
provincia che difendeva a spada tratta il personaggio ne' del totale
silenzio di tutta le altre forze politiche dell'isola (dalla destra
alla sinistra) e nemmeno del totale isolamento politico di chi avrebbe
voluto almeno parlarne con obiettivita' >
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stefano wrote:
< Trovo che il pezzo sulla Fallaci sia falso e strumentale. Vergogna e
biasimo per chi mistifica e per chi da' del razzista a chi razzista non
e'. Lo stesso biasimo anche per chi e' razzista >
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gorisavellini@katamail.com wrote:
< Sono in perfetto accordo con Gianni Donaudi quando dice che non
esistono morti di serie A e di serie B. Ma. Un paese che ricorda e fa
ricordare i caduti del fronte istriano e gli italiani che ne sono
dovuti fuggire, dovrebbe anche ricordare gli orrori da noi commessi in
quelle terre. Il fascismo di Salo' aveva venduto al Reich tutto il
Friuli orientale, e questo e' un fatto. Per gli slavi d'Istria e
Dalmazia dopo l'annessione all'Italia ci sono state persecuzioni e
internamenti. Come per gli italiani di origine slava ("allogeni" nei
verbali dell'epoca), internati in veri e propri campi di concentramento
dove la morte arrivava col freddo e la fame: a Gorizia, Chiesanuova,
Colfiorito, Gonars, Fertilia, Monigo, Cairo Montenotte, Rab e Zara.
Nomi che per cinquant'anni abbiamo preferito dimenticare. Nessuno
ricorda neppure l'assedio a Lubiana e tutti i nostri crimini nei
Balcani sotto il comando dei generali Roatta e Robotti. Non creiamo due
memorie distinte, due giorni diversi per ricordare i morti del confine,
non voglio arrivare a vedere le commemorazioni delle foibe in italia e
quelle dello sterminio degli slavi a Lubiana. I morti sono uguali e
vanno ricordati tutti senza nascondere lo sporco sotto il tappeto. Solo
cosi' il passato non ritorna >
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bertarellipaolo@libero.it wrote:
< A quando la giornata Italiana della Memoria per i campi di
concentramento da noi Italiani attrezzati in Libia? Oppure per i
bombardamenti ed i gas tirati su Etiopi indifesi? oppure per le 250.000
vittime in Jugoslavia? Perche' non una giornata della Memoria dedicata
a tutte le vite spezzate del Colonialismo Italiano? Penso che sia nato
da questo contesto l'idea di Rifondazione di non dare il proprio
assenso a questo tipo di operazione che non porta la verita' storica,
ma bensi' nella solita visione patriottarda. Leggete i libri di testo
sul colonialismo Italiano... alquanto ermetici e stringati
sull'argomento, vero? >
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giapagg@tin.it wrote:
< L'Italia e' l'unico paese che consente ai medici ed ai magistrati di
scioperare senza essere cacciati. Vergognatevi di paragonare gli
Israeliani ad Hitler, venduti ad Arafat ed al Petrolio >
* * *
Non mi sembra di aver mai paragonato gli israeliani a Hitler.
Paragonerei semmai Sharon a Milosevich.
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AntonellaConsoli <libera@libera.it> wrote:

Grande stella

< Piccolo fiore ti saluta.
Piccolo fiore ti chiede
di dormire nei suoi raggi >
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